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[NIKON Z50, ISO 100, 1/400 sec, f/8 - 22 mm] |
[Estratto da Romasegreta.it- Piazza
Navona – da leggere per le interessanti storie e leggende raccontate]
Piazza Navona, la
più bella piazza barocca di Roma, occupa la pista dell'antico "Stadio di
Domiziano", o "Circus Agonalis", del quale ha conservato
perfettamente la forma rettangolare allungata dell'arena, con uno dei lati
minori (quello settentrionale) curvo, mentre gli edifici circostanti occupano
il luogo delle gradinate della cavea. Lo Stadio fu fatto costruire da Domiziano
forse già prima dell'86 d.C. per servire ai giochi atletici greci da lui
particolarmente apprezzati, ma che i Romani non amavano, considerandoli
immorali.
Palazzo
Pamphilj. La sorte più benigna per il destino della piazza venne
decisa nel 1630, quando il cardinale Giovanni Battista Pamphilj, poi divenuto
papa nel 1644 con il nome di Innocenzo X, fece costruire un edificio in forme
tardo cinquecentesche sull'area di alcune case già di proprietà della sua
famiglia. Mirabili affreschi di Pietro da Cortona, una galleria del Borromini
ed altre pregevoli opere d'arte adornano le belle sale del palazzo, dal 1961
sede dell'Ambasciata del Brasile.
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[NIKON Z50, ISO 100, 1/400 sec, f/7,1 - 21 mm] |
L’Obelisco
Agonale L’imperatore Domiziano fece trasportare questo obelisco a Roma dalla città
egiziana di Assuan, poi, seguendo una prassi insolita, vi fece incidere
i geroglifici che lo decorano e che cantano le lodi dell’imperatore. Domiziano
vi è anche raffigurato, tra due divinità, nel momento di ricevere una corona.
Non si conosce con esattezza la collocazione originaria che Domiziano aveva
scelto per l’obelisco, forse il santuario di Iside in Campo Marzio. Nel IV
secolo d.C., l’imperatore Massenzio lo fece trasportare nel Circo della
sua Villa sull’Appia. Crollato nel medioevo, fu recuperato da Papa Innocenzo
X Pamphilj e collocato al centro di Piazza Navona, all’interno del progetto
di celebrazione della sua casata, realizzato nel 1651 da Gian Lorenzo Bernini.
Sormontato dalla colomba dello Spirito Santo, stemma araldico della famiglia
papale, l’obelisco divenne il fulcro della celebre Fontana dei Quattro Fiumi.
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[by Arianna Sordi - CANON EOS 4000D, ISO 100, 1/400 sec, f/10 - 34 mm] |
La Fontana
dei Fiumi, inaugurata nel 1651, risulta senza dubbio uno dei
monumenti più belli e famosi della Roma barocca e rappresenta i quattro grandi
fiumi allora conosciuti, il Gange, il Nilo, il Danubio ed il Rio della Plata. Quattro
statue di marmo bianco, alte cinque metri, situate su masse sporgenti di
travertino attorno al monolite, rappresentano i quattro fiumi: il Nilo, opera
di G.A.Fancelli, presenta la singolarità di avere la testa velata perché le sue
sorgenti erano allora sconosciute, anche se per il popolo, invece, esprimeva il
disprezzo del Bernini per la vicina chiesa di S. Agnese in Agone, progettata
dal suo rivale Borromini, come anche il braccio alzato a protezione della testa
del Rio della Plata, opera di Francesco Baratta, esprimeva il timore ironico
dell'artista che la chiesa potesse crollare. Tali dicerie sono però destituite
da ogni fondamento perché Bernini completò la fontana prima che
Borromini iniziasse la chiesa. Infine, il Gange è opera di Claude Poussin
mentre il Danubio è di Antonio Raggi. Lo stemma araldico della famiglia papale,
la colomba con il ramo d'olivo, decora la roccia piramidale dell'obelisco e
simboleggia il potere divino che scende come raggio solare lungo i quattro
angoli dell'obelisco fino alla roccia, che ricorda la materia informe, il caos.
Secondo l'iscrizione voluta da Innocenzo X, il monumento intende magnificamente
offrire "salubre amenità a chi passeggia, bevanda a chi ha sete, esca a
chi medita".
Si dice che Bernini, per ottenere la commissione della realizzazione della fontana da Innocenzo X, regalò un modello in argento dell'opera, alto un metro e mezzo, alla cognata del papa donna Olimpia Maidalchini la quale, particolarmente avida, convinse il pontefice a concedere il lavoro appunto al Bernini che, così facendo, spiazzò la concorrenza di Borromini
[NIKON Z50, ISO 100, 1/400 sec, f/7,1 - 16 mm] |
La chiesa
di S. Agnese in Agone è fondata, si dice, sul luogo in cui, nell'anno 304
d.C., fu martirizzata la giovane Agnese, rea di avere rifiutato il figlio del
prefetto di Roma e quindi denunciata come cristiana. Venne denudata ed i suoi
capelli, allora, ebbero una crescita miracolosa e scesero a coprirle
interamente il corpo. Nessuno osò più violare la sua verginità dopo che l'unico
che ci provò cadde fulminato ai suoi piedi; gettata nel fuoco, questo si spense
dopo le sue orazioni e fu così che venne trafitta da un colpo di spada alla
gola, allo stesso modo con cui si uccidevano gli agnelli. La struttura più
antica della chiesa risale all'VIII secolo: più volte ricostruita, nel 1652 fu sostituita
dalla maestosa chiesa, che ancora oggi possiamo ammirare, per volontà di papa
Innocenzo X Pamphilj, il quale affidò l'opera a Girolamo e Carlo Rainaldi,
sostituiti, in seguito, dal Borromini, che vi lavorò dal 1653 al 1657.
Nella chiesa si conserva anche la testa di S. Agnese, donata da Pio X nel 1908
e deposta nel reliquario donato alla chiesa dal cardinal Rampolla.
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[by Arianna Sordi - CANON EOS 4000D, ISO 100, 1/400 sec, f/10 - 34 mm]
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La Fontana
del MoroPosta sul lato meridionale sotto le finestre di palazzo
Pamphilj, fu realizzata nel 1574 sotto il pontificato di Gregorio XIII
Boncompagni. Nel 1652 Innocenzo X ordinò al Bernini di restaurare la fontana e
fu così che l'artista vi appose un piccolo gruppo costituito da tre delfini che
sorreggevano nell'alto una lumaca dalla quale schizzava un getto d'acqua. Il
gruppo, denominato la Lumaca, fu l'unico mutamento che il Bernini apportò alla
fontana, in sostituzione dell'originario gruppetto di scogli e per questo
motivo la fontana venne chiamata "della Lumaca". La figura non
piacque né ai Pamphilj né al popolo e perciò fu sostituita nel 1655 con il
Moro, ovvero la statua in marmo dell'Etiope in lotta con un delfino scolpita da
Giovan Antonio Mari nella casa stessa del Bernini: in realtà la statua
rappresenta un muscoloso tritone che trattiene a viva forza un delfino che
tenta di sottrarsi alla stretta sfuggendogli tra le gambe. Solo successivamente
il Bernini eliminò gradini e balaustrata dalla fontana ed allargò attorno alla
vasca una bella piscina a livello del suolo.
Sull'altro lato
della piazza vi è la Fontana del Nettuno, anticamente detta "dei
Calderari" per la presenza nella zona di botteghe di fabbricanti di catini
e vasi di rame. Realizzata dal Della Porta nel 1574 questa fontana, non
avendo una Donna Olimpia che la proteggesse, rimase a lungo abbandonata, priva
di decorazioni fino al 1873, quando il Comune di Roma, dopo un bando di
concorso, assegnò l'opera al siciliano Zappalà ed al romano Della
Bitta, il primo autore dei gruppi costituiti da cavalli marini guidati da
fanciulli, da sirene in lotta con mostri marini e da putti alati che giocano
con i delfini, mentre il secondo fu l'autore della figura centrale
rappresentante Nettuno con il tridente che si difende da una piovra avvinghiata
alle gambe. Una grande manifestazione che rese famosa piazza Navona fu
inaugurata il 23 giugno 1652 da (neanche a dirlo) papa Innocenzo X e da sua
cognata: furono chiusi gli scarichi delle tre fontane, lasciando così debordare
l'acqua fino a coprire la parte centrale della piazza, che era concava. Nobili
e poveracci vi si divertivano: i primi, attraversando la piazza a cavallo o in
carrozza, i secondi sguazzandoci sopra oppure spingendo in acqua i carretti a
mano.
Raccomandazione: nel
trasferimento tra Piazza Navona e il Pantheon, avendo tempo, è da non perdere
una visita a San Luigi dei Francesi per ammirare tre straordinari capolavori di
Caravaggio
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